Dalla parte dei cinghiali

Intervento di Marco Reggio alla manifestazione “Animali urbani” (Firenze, 12 febbraio 2023)

Oggi a Firenze prende parola chi ha scelto da che parte stare nella guerra agli animali selvatici, e in particolare chi sta dalla parte dei cinghiali che oggi sembrano il nemico pubblico numero uno della nostra specie. E’ Una guerra che va avanti da molto tempo, e di cui l’emendamento che permette di sparare nelle città è solo l’ultimo atto. E’ una guerra che non ha colore politico, ma questo provvedimento infame è certamente degno della cultura securitaria, machista e militarista che caratterizza il governo in carica. 

Dobbiamo dunque decidere da che parte stare: dalla parte di chi vuole semplicemente eliminare l’altro, abbatterlo, cacciarlo fuori dal territorio di cui si è dichiarato proprietario; oppure dalla parte di chi vuole provare a convivere, con tutte le difficoltà e le contraddizioni del caso, dotandosi di strumenti scientifici e culturali all’altezza della sfida. 

Insieme ai rifugi che si prendono cura di mucche, maiali, galline sottratte allo sfruttamento, vogliamo provare a immaginare una diversa forma di convivenza, in cui l’essere umano non sia più al centro, non sia più un abitante dei territori invadente, violento e prevaricatore. In cui l’essere umano non si appropri più delle risorse naturali devastando tutto ciò che si frappone fra lui e il profitto – un profitto che in realtà avvantaggia solo pochi esseri umani, la parte più privilegiata della nostra specie. 

Queste logiche che portano a estrarre materie prime dal pianeta senza alcuna considerazione per gli equilibri naturali, che portano a cementificare ogni centimetro del territorio, a costruire linee ad alta velocità e autostrade; queste logiche sono le stesse che vediamo nella gestione della peste suina, dove sono stati colpiti proprio i rifugi per tutelare il settore zootecnico, cioè uno dei principali responsabili delle pandemie. Mentre gli allevamenti intensivi ammassano animali in spazi stretti e insalubri, lo stato interviene contro coloro che di questi animali si prendono cura organizzando modalità di vita meno patogene. O peggio ancora, se la prende con i singoli cinghiali, colpevoli di non stare al proprio posto, come è successo l’estate scorsa a La Spezia e più recentemente a Massarosa, dove un cinghiale ferito in un incidente è stato assassinato dalle autorità. 

Questa logica è la stessa delle leggi contro il “degrado” nelle città, è la logica dei fogli di via, dei daspo, dei decreti anti-rave. Se un cinghiale si avvicina troppo ai centri urbani, quei luoghi che i potenti considerano appannaggio umano, si attiva tutta la retorica sulla sicurezza, sulla sanità pubblica, sul decoro. E il cinghiale diventa un nemico pubblico, da catturare, da scacciare o da uccidere. Gli esecutori saranno i cacciatori, cioè ancora una volta parte del problema, coloro che con le loro pratiche violente hanno spinto gli animali terrorizzati fuori dai boschi, hanno smembrato branchi, hanno fatto riprodurre senza freno esemplari da rilasciare sul territorio per poi sparargli. 

E’ la logica del nostro sistema di produzione intensivo, della zootecnia ma più in generale di tutta l’agricoltura umana. 

E’ una logica a cui dobbiamo opporci con ogni mezzo necessario. Pensando a come contrastare questo attacco ai soggetti liberi, non possiamo non pensare, in questi giorni, alla condizione di Alfredo Cospito, che utilizzando il proprio corpo ha svelato la violenza della detenzione, e in particolare del 41 bis e dell’ergastolo ostativo, vere e proprie forme di tortura istituzionalizzate, ricordandoci che le gabbie sono da sempre la risposta di Stato all’esercizio della libertà radicale da parte degli individui, siano essi umani o non umani. 

Per questo, vogliamo dire chiaramente il nostro NO all’emendamento “sparacinghiali”, per una pacifica convivenza su un territorio che è di tutte le specie che lo abitano.